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Il caso di Alma Shalabayeva e il silenzio della politica italiana

Un fatto che farebbe scoppiare una polemica politica infinita. Ma non in Italia. Una madre e una bambina di sei anni vengono sequestrati e letteralmente deportati in Kazakistan e in Italia né i partiti di maggioranza, né quelli di opposizione (a parte Sinistra Ecologia e Libertà), sollevano domande o dubbi in merito.

Il nome della donna è Alma Shalabayeva.  E’ stata prelevata dalla propria abitazione insieme alla figlia da venti agenti della Digos. A quanto riporta il Financial Times, né il Presidente del Consiglio, Enrico Letta, né il Ministro degli Interni, Angelino Alfano, né il ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, sarebbero stati informati dell’operazione. La donna è moglie di Mukhtar Ablyazov, un uomo d’affari kazako, fondatore (nel 1992) della Astana Holding, poi presidente della banca BTA Bank e quindi, a partire dal 2001, presidente del Partito Democratico kazako, principale oppositore di Nursultan Nazarbayev, al potere sin dal 1989 quando al vertice dello Stato Kazako vi erano i resti del locale Soviet Supremo. La presidenza di Nazarbayev è annoverata fra le più dure dittature al mondo.

Ablyazov è stato oggetto di sette indagini presso la High Court inglese, che gli sono costate in multe e sequestri almeno 3,7 miliardi di dollari. Nell’ottobre 2010, Ablyazov perse una battaglia legale e i suoi beni furono oggetto di un ordine di amministrazione controllata. La sua stessa Banca, divenuta ora JSC BTA, ha vinto una sentenza presso la medesima High Court inglese, la quale ha deciso che Ablyazov deve restituire circa altri 4 miliardi di dollari alla banca, presumibilmente sottratti negli anni dal 2005 al 2009. Nessuno dei beni è stato ancora recuperato e il signor Ablyazov nega gli illeciti. In patria è ricercato per frode. E’ fuggito dal Kazakistan nel 2009 ed ha ottenuto asilo politico nel Regno Unito solo nel 2011.

Il silenzio di Alfano è stato interpretato da alcuni come un silenzio complice: Alfano, un sodale di Berlusconi che a sua volta è stato, in un recente passato, in stretti rapporti con il discusso Nazarbayev al fine di “promuovere” le industrie italiane e i relativi investimenti. Secondo un funzionario del Ministero della Giustizia, l’operazione di rimpatrio della moglie e della figlia di Ablyazov è stata condotta nell’alveo della legge sull’Immigrazione: Alma Shalabayeva era in possesso di un passaporto falso e risiedeva illegalmente nel nostro paese. Ablyazov ha accusato Nazarbayev di aver fatto rapire sua moglie. Nessuno dei solerti funzionari della Digos si è preoccupato di valutare le conseguenze politiche e umanitarie dell’operazione di rimpatrio. Alla donna sarebbe stato impedito di comunicare con il proprio avvocato; nessuno ha previsto di chiamare un interprete per spiegare alla signora Alma Shalabayeva di cosa era accusata. Nessun giudice si è pronunciato sulla sua condizione di immigrata illegale. Questo è lo stato dello Stato di Diritto in Italia.

L’Agenzia di stampa Reuters ha citato l’ufficio del procuratore generale kazako, il quale ha affermato che la signora Shalabayeva è sotto inchiesta per concorso nella presunta corruzione di funzionari dell’immigrazione nel rilascio di passaporti ai parenti del signor Ablyazov. Ora risiede nella sua abitazione in Kazakistan. Ha firmato una specie di impegno scritto a non lasciare la città di Almaty. Che è diventata la sua prigione.


Archiviato in:politica italiana Tagged: Ablyazov, Alma Shalabayeva, angelino alfano, digos, enrico letta, immigrazione illegale, Kazakistan, rendition, stato di diritto Image may be NSFW.
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